La Neutralizzazione Bionomico-Autogena come processo abreativo nel trattamento del disturbo dell’adattamento con umore depresso e ansioso.

Lic. Phil. Luca Fongaro

Psicologo

Ricercatore INDEF

Dr. med. Orlando Del Don

Psichiatra e Psicoterapeuta FMH, Psicoanalista

Direttore INDEF

ABSTRACT

Analizzando il panorama elvetico con particolare riferimento al Canton Ticino è possibile denotare quanto la popolazione sia affetta da invalidanti turbe di natura psicopatologica. In base alle presenti considerazioni è stato deciso di prendere in esame una delle classificazioni diagnostiche maggiormente riconosciute dal clinico, il Disturbo dell’Adattamento. Volendo riscontrare quanto la Terapia Bionomico Autogena nel suo frangente neutralizzante secondo il dominio della Verbalizzazione Autogena sia in grado di determinare remissione dalla psicopatologia non oltre i 20 trattamenti. Al fine di avvalorare la ricerca svolta sono stati utilizzati i tests BAI e BDI-II secondo modalità test re-test, rispettivamente a inizio e a fine ricerca. In seguito all’analisi statistica dei risultati testistici si è potuto denotare come il trattamento utilizzato abbia veicolato significativa diminuzione delle manifestazioni ansiose e depressive proprie del disturbo analizzato determinando un soddisfacente livello di remissione nel campione preso in esame, avendo ripristinato le alterazioni epifenomeniche riportandole a livelli normali.

ANALISI DEL CONTESTO

Analizzando il presente contesto societario con particolare riferimento al panorama ticinese, si può denotare come le stime nazionali denuncino il fatto che uno svizzero su sei è affetto da problemi di natura psichica, con il Ticino copiosamente al di sopra dei valori  intermedi (Mancini P., 2012). Lo scenario di riferimento ci pone in condizione di dover considerare nuove vie di trattamento al fine di rispondere all’esigenza attuale in maniera celere e puntuale nel tentativo di lavorare in prevenzione, quando la prima comparsa di un disturbo di natura psicopatologica non è ancora evoluto in classificazioni categoriali ben più complesse da risolvere. Il tutto nel dominio di una nuova opportunità per il trattamento dei disturbi psichici di cui il nostro Cantone è aspramente affetto.

Nello specifico si è posta l’attenzione alla diagnosi di Disturbo dell’Adattamento, la quale diviene rappresentativa oggi di una delle classificazioni nosografiche più utilizzate dal clinico. Sebbene l’incidenza epidemiologica sia varia da campione a campione (essendo significativo in questo caso il contesto di provenienza). Si può denotare che in popolazioni specifiche, nelle quali è stato vissuto un particolare evento stressante, la percentuale di incidenza epidemiologica arrivi ad essere stimata sino al 50% dei casi. In questo caso i soggetti che vedono la loro provenienza da circostanze vitali stressanti, conflittuali e traumatiche, statisticamente presentano maggiori probabilità di incrociare tale disagio psicopatologico (Andreoli V., Cassano G.B., Rossi R., 2007).

Il Disturbo dell’Adattamento è indicativo di una vasta gamma di risposte mal adattive all’ambiente circostante, le quali possono manifestarsi:

  • In forma acuta se determinate da fattore stressante non ripetuto nel tempo (remissione dopo circa 6 mesi);
  • In forma cronica se determinate da fattore stressante ripetuto nel tempo (sintomatologia presente oltre il sesto mese);
  • In forma evolutiva possono svilupparsi in classificazioni nosografiche ben più invalidanti e devastanti per la salute mentale di una persona.

Le esperienze di vita che possono dar adito allo svilupparsi di un disturbo di tale tipologia sono rappresentative dalla presenza di problematiche alle quali non perviene un adeguato adattamento e che determinano la comparsa di umore depresso e/o ansioso, tra queste si possono annoverare i seguenti esempi: problematiche inerenti a malattie, cambiamenti nel contesto famigliare, problematiche in contesto lavorativo/scolastico, problematiche in contesto socio/relazionale ecc. (Del Corno F., Lingiardi V., 2008).

Gli stati affettivi che vengono disciplinati nel dominio di un disturbo dell’adattamento non sono assoggettabili in una lineare distribuzione delle frequenze. Anzichenò l’esperienza (differente dalla manifestazione epifenomenica dello stato affettivo in precedenza espresso) interna di un soggetto varia da persona a persona, poiché i pattern di personalità unitamente alle aprioristiche dimensioni affettive alterano l’esperienza soggettiva nel vivere il presente disturbo (Del Corno F., Lingiardi V., 2008).

A tal motivo si considerano 3 pattern in grado di sintetizzare le modalità esemplificative del disturbo, rispettivamente:

  • Pattern cognitivi: concentrazione sullo stress o sui meccanismi di evitamento da dover mettere in atto al fine di essere giustificati con il proprio ego legittimandosi al non cambiamento;
  • Pattern relazionali: incremento di dipendenza o di evitamento delle relazioni sociali;
  • Pattern somatici: espressione somatica come feedback affettivo.

Oltremodo da integrare alla presente esemplificazione è quanto promosso dall’ottica psicoanalitica freudiana (Freud S., 1926), la quale considera gli stati affettivi correlati a 4 situazioni esistenziali:

  • La perdita dell’oggetto con i sentimenti luttuosi ad esso correlati;
  • La perdita dell’amore dell’oggetto;
  • La perdita dell’unità psiche-soma;
  • La perdita dalla conferma della propria identità come soggetto portatore di esperienza vitale.

In ultimo, in virtù degli insegnamenti di Schultz pare doveroso annoverare come elemento concorrente ai precedenti:

  • La strutturazione di tendenze a-bionomiche nell’organismo che hanno alterato l’intera unità psico-biologica della persona (Peresson L., 1986).

In seguito alla presente analisi si può denotare come il presente disturbo divenga rappresentativo di alterazioni significative dello stato psichico di una persona, con il serio rischio che un mancato adattamento possa provocare un’evoluzione nosografica ben più gravosa. Pare doveroso a tal motivo prendere in considerazione un trattamento che preveda il ripristino dell’omeostasi favorendo il meccanismo abreativo in grado di scaricare ed elaborare l’affetto sino a remissione totale.

IPOTESI MOTIVAZIONI OBIETTIVI

Il presente lavoro di ricerca nasce dal seguente quesito: la Tecnica della Neutralizzazione Autogena (NA) disciplinata secondo il dominio della Verbalizzazione Autogena (VA) è in grado di promuovere remissione dalla psicopatologia presa in considerazione non oltre i 20 trattamenti?

Viste le enormi esigenze determinate dall’analisi del contesto societario, la motivazione che ci ha spinto verso la presente indagine è sintetizzabile nel dominio della curiosità scientifica inficiante la possibilità di aggiungere nuova conoscenza nel campo dei disturbi mentali. Si vuole in tal modo incrementare la conoscenza della Terapia Bionomico Autogena (TBA) e dei grandi benefici che un suo utilizzo può determinare nella pratica clinica.

L’obiettivo principe riguarda in tal modo quello di dimostrare l’efficacia e l’efficienza della NA secondo il postulato della VA come parte saliente di un trattamento psicologico all’interno della TBA.

CAMPIONE

Hanno preso parte al presente studio 20 soggetti con diagnosi di disturbo da disadattamento con umore depresso e ansioso (assenza di elementi diagnostici in comorbilità). Rispettivamente 10 unità di genere maschile e 10 di genere femminile, l’età era compresa tra i 22 e i 58 anni, età media 39 anni. Nessun unità statistica ha assunto farmacoterapia durante il trattamento psicologico.

METODOLOGIA

Al fine di strutturare una valutazione psicometrica in grado di rendere visibile il cambiamento dello stato psicopatologico delle unità statistiche prese in esame, sono stati utilizzati i seguenti tests con metodologia di somministrazione Test Re-Test (rispettivamente a inizio e fine ricerca):

  • BDI-II (Ghisi M., 2006);
  • BAI (Sica C., et. al., 2006).

Non sono stati superati i 20 trattamenti, il Re-Test è stato somministrato ad ogni unità non appena sono stati apprezzati dal clinico i segni di un evoluzione nosodromica favorevole.

RISULTATI OTTENUTI

In base all’analisi statistica dei dati, postuma al confronto tra i tests somministrati sì è riscontrata un importante evoluzione favorevole della sintomatologia dei pazienti presi in esame. Nello specifico come si potrà denotare dal grafico sottostante abbiamo apprezzato una significativa diminuzione delle manifestazioni ansiose e depressive proprie del disturbo analizzato. Riscontrando come segni e sintomi abbiano diminuito la loro invasività nel funzionamento generale dei pazienti arrivando ad una remissione soddisfacente.

Grafico 1: Statistica descrittiva, media dei risultati a confronto, Test Re-Test.

psichiatria bellinzona

Nello specifico si può denotare come per quanto riguarda i punteggi del BAI, essendo partiti da un’ansia di livello moderato, si è giunti a misurare la presenza di minimi livelli di ansia. Nondimeno anche per quanto riguarda per i risultati del BDI-II, risulta determinante denotare come da un livello di depressione moderata misurato inizialmente, si sia passati ad uno stato medio di eutimia apprezzando presenza di oscillazioni timiche normali.

DISCUSSIONE

In virtù della presente analisi coadiuvata ai risultati ottenuti si può denotare come i processi di autoregolazione unitamente al processo abreativo abbiano determinato importante giovamento al nostro campione. Giacché tramite il loro ausilio viene a rigenerarsi autonomamente e spontaneamente quell’unità di psiche e soma perduta “… come un giardiniere che ripulisce dagli intralci il giardino” al fine di ”rimuovere gli ostacoli che impediscono il vero sviluppo individuale…” (Wallnöffer H., 1993).

Denotando in tal modo come un intervento orientato a tale forma di trattamento divenga significativo nel ripristino dell’omeostasi intera della persona. Nondimeno coadiuvandolo al fattore psicoagogico è stato possibile prendere contatto con tutte le componenti della personalità del soggetto e del suo corpo. Favorendone la sintesi e al contempo l’emersione del mondo interiore e delle annesse problematiche irrisolte o dei desideri castrati, conducendoli alla neutralizzazione a scopo di ristrutturazione dell’omeostasi perduta.

Si osserva in tal modo come l’abreazione, rientrando in quei fondamentali concetti di ordine psicoanalitico, è rappresentativa di un meccanismo deputato allo scaricamento del quantum d’affetto rimasto attivo secondariamente alla cessazione dell’esperienza traumatica, smorzando le manifestazioni epifenomeniche solitamente accompagnate dal conflitto intrapsichico. In tal modo tramite la rievocazione dell’esperienza originaria si consente alla mente di rivivere, riesaminare e riprocessare la situazione traumatica ricercando la liberazione dell’affetto mediante il suo scaricamento.

Ragion per cui il paziente è stato guidato verso l’accettazione dei contenuti rimossi e in precedenza rifiutati, consentendogli di presenziare al cospetto della coscienza, ripristinando l’equilibrio psicofisico.

Al giorno d’oggi, essendo in voga il postulato dei trattamenti psicologici a breve termine, appare significativo promuovere quanto fu definito da colleghi predecessori come la necessità di approdare verso una psicoterapia della catarsi. Introdotta negli Stati Uniti da Wolfgang Luthe, la TBA, è oggi definita come una terapia scientificamente strutturata e di pregevole raffinatezza (Harper R.A. 1974).

A tal motivo nel nostro dominio di appartenenza è possibile denotare come la TBA consenta di ottenere un equilibrio di natura somatica e di natura psichica. Poiché durante lo stato di trance autogena il silenzio interiore offre l’opportunità di evocare con estrema facilità contenuti propri della nostra personalità profonda, consentendo all’inconscio di venire allo scoperto tramite materiale simbolico, scaricando e integrando i contenuti a livello cosciente (Masi L., 2004).

La NA rappresenta una delle varie tecniche che offre la TBA, nello specifico essa incrocia la sua sintesi nel dominio del processo catartico nel quale la desensibilizzazione veicola ri-armonizzazione dell’unità psiche-soma.

Nello specifico durante il presente lavoro di ricerca è stata presa in considerazione la tecnica della VA secondo il modello di Luigi Peresson inducendo un lieve stato ipnotico (Baruzzo R., 2016). Si è riuscito in tal modo a dimostrare quanto la presente, messa a punto anche per essere dispensata in tutte quelle situazioni nelle quali si necessita di velocizzare il trattamento (solitamente per mancanza di tempo o per esigenza clinica) ha prodotto i risultati desiderati accelerando e garantendo il processo di remissione. Si è potuto così denotare come essa, rientrando nel contesto di tecniche neutralizzanti promuove il suo potenziale terapeutico mirando alla neutralizzazione di aree circoscritte di materiale di disturbo da abreagire e da elaborare veicolando agilmente e in tempistiche brevi un soddisfacente livello di remissione (Peresson L., 1990).

CONCLUSIONI

Consapevoli che il campione preso in esame non sia sufficientemente ampio per arrogarsi il diritto di essere rappresentativo della popolazione, siamo lieti di poter denotare dall’analisi statistica dei dati, che il quesito di partenza del presente lavoro di ricerca sia stato consumato con successo. Avendo denotato come la NA con particolare riferimento alla VA (nel campione analizzato) sia stata in grado di promuovere remissione dalla psicopatologia presa in considerazione non oltre i 20 trattamenti. Si può in tal modo concludere il presente articolo ponendo l’accento sull’importante opportunità che la TBA potrebbe fornire al nostro Cantone nel trattamento di codesti disturbi psicopatologici in un trattamento psicologico risolutivo e a breve termine.

BIBLIOGRAFIA

Andreoli V., Cassano G.B., Rossi R. (2007). DSM-IV-TR. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Elsevier;

Baruzzo R. (2016) Tecniche Autogene Superiori: Doppio Binario e Neutralizzazione Autogena. Cisspat. Padova. Inedito;

Del Corno F., Lingiardi V. (2008). PDM. Manuale diagnostico psicodinamico. Raffaello Cortina Editore;

Ghisi M., Flebus G.B., Montano A., Sanavio E., Sica C. (2006). BDI-II. Beck Depression Inventory – II. Giunti O.S. Firenze;

Harper R.A. (1981). The New Psychotherapies. Prentice-Hall. Inc. Engkewood Cliffs. New Jersy. 1974. Traduzione italiana Gabriele Nofferi. Le Nuove Psicoterapie. La Nuova Italia. Firenze;

Freud S. (1926). Inibizione, sintomo e angoscia. Traduzione italiana in Opere Volume 10. Boringhieri Torino. (1978);

Masi L. (2004). Tecniche Autogene Superiori. Pubblicazioni Cisspat. Padova;

Peresson L. (1986). Studi sul Training Autogeno ed altri saggi. Piovan. Abano Terme;

Peresson L. (1990). Psico Terapia Autogena. Pubblicazioni Cisspat. Padova;

Wallnöffer H. (1993). Anima senza ansia. Training autogeno, ipnosi. Le vie del rilassamento. Edizioni Univ. Romane;

Sica C., Coradeschi D., Ghisi M., Sanavio E. (2006). BAI. Beck Anxiety Inventory. Giunti O.S. Firenze.

FONTI WEB:

Mancini P. (02.05.2012). Chi va dallo psicologo deve essere sostenuto dalla cassa malati. http://www.tio.ch/News/Ticino/679827/Chi-va-dallo-psicologo-deve-essere-sostenuto-dalla-cassa-malati/. (Ultima consultazione 10.05.2017).

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