Burnout e boreout sono due facce della stessa medaglia: troppo carico di lavoro da una parte, troppo poco dall’altra. Il filo conduttore è unico: il lavoro è una parte fondamentale della nostra vita, ed un attore primario del nostro benessere.
“Burnout” è un termine di cui sentiamo sempre più parlare. Esso non è altro che il fenomeno nel quale il sovraccarico di lavoro porta ad un vero e proprio esaurimento psico-fisico che, sovente, sfocia in depressione ed incapacità produttiva.
In pochi, però, conoscono il “boreout”, un neologismo che si presenta come una nuova forma di disagio nel mondo del lavoro.
Il fenomeno in questione ha sintomi del tutto simili a quelli del burnout, ma con cause totalmente differenti.
In questo caso, infatti, non è l’eccesso di lavoro a minare la salute psico-fisica, bensì la carenza di lavoro e il demansionamento. Carichi di lavoro troppo modesti generano prima forte insoddisfazione, per poi sfociare in patologia.
Che sia “burnout” o “boreout” a creare disagio, quel che è importante è non trascurare i segnali che ci invia la nostra mente ed il nostro corpo. Stanchezza, frustrazione e forte nervosismo sono i principali sintomi; riconoscerli ed agire senza trascurarli può letteralmente essere un’ancora di salvezza.
Un caso emblematico, rimbalzato su diversi media, di quanto sia importante dare voce a questi problemi per poterli risolvere, è quello di Daniel Göring. La sua storia è a lieto fine, nonostante Daniel sia arrivato ad esprimersi con parole quali: “Ho provato a togliermi la vita, senza riuscirci. Dopo questo episodio ho accettato di continuare a vivere […]”.
Daniel, però, ce l’ha fatta: ha preso in mano la situazione e si è rivolto ad un centro specializzato. Oggi dice: “Ho imparato ad usare con più attenzione le mie risorse personali. […] tutto questo mi rassicura e mi riempie di gratitudine.”
Ciò che colpisce è che non solo Daniel è riuscito a riprendere in mano la sua vita, ma che ha trasformato tutta la sua sofferenza in un grande slancio creativo e ne ha scritto un libro (“Der Hund mit dem Frisbee”).
Il messaggio che trasmettono storie come quella di Daniel è chiaro: non solo dalla sofferenza se ne può uscire (affidandosi a chi ha la competenza per poterlo fare), ma se ne può trarre anche uno spunto per aiutare gli altri ad avere speranza, a capire che la strada per godere a pieno della vita è sempre percorribile, mettendo il cuore (e la testa) oltre l’ostacolo ed affidandosi a persone competenti.
Casi di burnout e boreout sono affrontati dalla My Way Services, composta da personale qualificato e professionale a vostra disposizione per qualsiasi evenienza. Basta una telefonata per mettersi in contatto ed iniziare un nuovo percorso, insieme, verso un nuovo inizio.
Fonti: Giornale 20 minuti del 04.10.2017